Sono
passati 14 anni. Il 23 gennaio del 1996, nel pomeriggio,
un’esplosione tremenda uccise 11 persone distruggendo alcuni edifici
nell’incrocio tra corso Secondigliano e Via Roma verso Scampia. A
quattordici anni di distanza, i familiari delle vittime attendono
ancora che una cappella venga costruita, come ha denunciato sabato
pomeriggio nel corso di una fiaccolata per ricordare Sandro Russo,
presidente dell’Associazione familiari delle vittime della voragine
di Secondigliano, che nell’esplosione ha perso il papà Francesco. Il
corteo silenzioso si è mosso all’imbrunire aperto dai parenti delle
undici vittime. Con loro anche due rappresentanti del consiglio
comunale Luciano Passariello e Ciro Signoriello che hanno proposto
di intitolare quella strada che divide Napoli da Arzano alle vittime
di quella terribile fuga di gas. Un’altra denuncia, fatta dai
parenti, è sullo stato di abbandono della zona dell’esplosione.
Nessuno, lamentano, si è preoccupato di bonificare l’area dove
sorgeva il palazzo che é diventato un posto in cui persone incivili
gettano i rifiuti e non è raro trovare tossicodipendenti. Resta poi
il rammarico per la fine del processo penale che, ha sottolineato
Russo, “ha lasciato a tutti l’amaro in bocca perché la vita di
undici persone vale due condanne a due anni e due mesi di carcere”.
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