IL MATTINO di Marco Toriello - Claudia Procentese Secondigliano, a 16 anni dalla voragine la beffa oltre i dolore: tasse da pagare sui risarcimenti mai incasati

NAPOLI - Hanno piantato una tenda da campeggio davanti all’ufficio della curatrice fallimentare, sicuri di passarvi la notte in attesa di risposte certe. I familiari delle undici vittime della voragine di Secondigliano, avvenuta nell’aprile del ’96, si sono ritrovati in via Bosco di Capodimonte di prima mattina.
Dopo 16 anni dalla tragedia, figli, fratelli e genitori delle vittime devono fare ancora oggi i conti con i mancati risarcimenti. Nessun pagamento da parte delle assicurazioni delle imprese che stavano realizzando i lavori al quadrivio dell’area nord.
Il contenzioso tra i due curatori delle società coinvolte nella vicenda, So.Ge.Me e Arzano Scarl, fallite poco dopo il dramma, ha ritardato la liquidazione dei rimborsi.
Ma al danno si è aggiunta la beffa. Una sentenza esecutiva emessa dal Tribunale di Napoli nel 2008 li ha, infatti, riconosciuto creditori e «soggetti privilegiati a cui dare priorità rispetto a chi ha subìto solo lesioni materiali come nel caso dei negozi distrutti - spiega Sandro Russo, presidente dell’associazione ‘Familiari vittime della voragine di Secondigliano’ -, ma nel frattempo l’Agenzia delle Entrate ci ha dichiarati evasori fiscali dal momento che non abbiamo pagato le tasse obbligatorie per la registrazione della sentenza». Una fattispecie prevista dalla legge che fa carico degli oneri sia a chi ha diritto al risarcimento sia a chi lo deve erogare, prevedendo ovviamente la possibilità di rivalsa dei primi sui secondi.
Cinque milioni di euro l’ammontare del risarcimento, da dividere tra gli eredi, somma di denaro ancora da incassare. Nel frattempo bisogna pagare le imposte (con tre anni di interessi maturati). «In un caso si è passati da 7500 a 12mila euro, nel mio da 3500 a 500 euro - continua Sandro che nel disastro ha perso il papà, Francesco -. Tributi che dovremmo dare allo Stato». Nella vicenda del risarcimento (con due procedimenti aperti a Venafro e Napoli, sedi delle due imprese coinvolte) ha pesato il mancato accordo tra i curatori fallimentari. Dopo il sit-in e la mediazione degli agenti della Digos e degli agenti del commissariato San Carlo all’Arena, una schiarita. «La curatrice fallimentare di Napoli ci ha annunciato di aver ritirato il ricorso in Cassazione - dichiara Amalia Finizio, mamma della dodicenne morta nello scoppio - e che entro dieci giorni ci invierà il nuovo piano di riparto con gli importi dovuti a noi creditori. In questo modo potrà liquidare le somme che lei ha in carica e sbloccherà quelle in mano all’altro curatore di Venafro». Ma la ferita resta. Quel pomeriggio, al quadrivio di Secondigliano, sette operai della Arzano Scarl erano impegnati nello scavo di una galleria. Si aprì una voragine di 40 metri di diametro e profonda alcune decine di metri. Una tremenda esplosione di gas seguita da fiamme alte 15 metri. Secondigliano non fu più la stessa.
Martedì 22 Novembre 2011

 
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